BONSAI DEI SOCI

 

 

 

Le schede delle piante sono dei soci Miranda Fattore, Nicolò Sajeva, Antonella Zuccolo, Roberto Bassetto, Liviano Pezzuolo, Francesco Pizzolato,  Emanuela Pittarello  e  Nadia Lago (seguiranno quelle degli altri soci).

 

 

Storia di un Melo Cotogno  (Pseudocydonia Sinensis)

di Miranda Fattore

La Pseudocydonia Sinensis, meglio conosciuta come Cotogno cinese, è un albero originario della Cina e Corea, è un albero di crescita medio lenta.  Appartiene alla numerosa famiglia delle rosacee genere Cidonia, da non confondere con il melo cotogno che si coltiva qua da noi. Il tronco ha l'aspetto maculato, la corteccia quando raggiunge la maturità , si desquama e il tessuto sottostante mostra  sfumature grigie, arancioni e  ocra  che contrastano con il verde brillante del fogliame.

Si presenta con foglie dal margine finemente seghettate che durante la stagione autunnale assumono una colorazione, rosso, arancio e porpora, durante l'inverno rimane spoglio. In primavera si ricopre di  fiori rosa singoli a 5 petali molto profumati, seguita verso la fine  dell'estate da  grossi frutti ovoidali  di colore giallo anch'essi molto profumati.

Storia del bonsai: iniziai a coltivare questa pianta nel 2010, all'inizio del mio percorso nell'associazione. Tutto incominciò quando partecipai a una giornata dedicata alla lavorazione partendo da piante da seme organizzata dal nostro maestro, una lezione molto bella, interessante e costruttiva. In quell'occasione scelsi varie piante tra qui una pianta di Cydonia  Sinensis, una piantina di circa 2 anni grossa come una matita. Lavorare con una pianta da seme è come scrivere su un foglio bianco, perché saremo noi a decidere  quanto farlo crescere,  ingrossare il tronco,  scegliere dove  fare le curve e che stile avrà, evitando potature drastiche. Il progetto fu di fare un bonsai  a cascata di piccole dimensioni, uno Shohin.

II primo intervento è stato mettere il filo di rame lungo il tronco e allo stesso tempo fare una torsione alla base del tronco, prima all'indietro e po’ in avanti con l'apice verso il basso e poi lasciare crescere senza concimare per non segnare il tronco con il filo. In primavera dell'anno successivo constatando che il tronco teneva la piega della torsione,  tolsi il filo, rinvasai in un vaso da coltivazione e  lasciai crescere per ingrossare il tronco. Nella primavera del 2015, raggiunta la grossezza del tronco che mi ero prefissata, fu fatta una capitozzatura alla base della torsione e nuovamente lasciata crescere per chiudere la cicatrice e formare nuova vegetazione.

L'anno successivo, nel  2016, è stata fatta una selezione dei rami, potata, messo il filo per dare movimento e direzione,  rinvasata in un vaso più piccolo per frenare la crescita e formare ramificazioni fine e internodi più corti. Il lavoro che è stato fatto negli anni successivi si sono limitati ad alcune  potature dei rami e applicazione del filo.  Purtroppo non ho le foto dei primi interventi, le ho soltanto dal 2016 spero che si riesca lo stesso a capire la tecnica usata. La base del piede misura 11 cm. In primavera e autunno la tengo in pieno sole, in estate la riparo all'ombra e in inverno la metto in serra fredda,; la concimo per tutta  primavera e in autunno uso concime autunnale. Non ho avuto grossi problemi nella coltivazione, la corteccia ha cominciato maturare e a sfaldarsi, fiori ancora non ne vedo, ma in autunno le foglie hanno dei colori bellissimi con sfumature arancio e rosso porpora. Partendo da una piccola pianta da seme ci vuole tempo e pazienza ma adesso quando la guardo mi ritengo soddisfatta del risultato che ho ottenuto e questo lo devo anche all'associazione dove  ho imparato e  appreso delle buone basi.

 

 

 

 

Storia di un Tasso (Taxus Baccata)

di Sajeva Nicolò

Per quanto breve sia la storia di questo albero, riguardando le foto delle varie lavorazioni eseguite, mi ha fatto riflettere sul fatto di come attraverso la frequentazione dell’associazione, si possano raggiungere risultati simili in un lasso di tempo relativamente contenuto.

La storia di questa pianta inizia nel 2017. Era qualche anno che frequentavo l’associazione, e dopo aver preso sicurezza con le tecniche base di coltivazione, mi era venuta voglia di iniziare un percorso con un albero che avesse il tronco per lo più formato. 

Scelsi quest’albero sostanzialmente per due motivazioni:

  • volevo fare esperienza con una pianta "sempreverde", e sotto consiglio di alcuni soci più anziani, mi era stato indicato che il tasso, pur trattandosi di una conifera, fosse un’essenza abbastanza semplice da coltivare;
  • ero interessato all’idea di fare pratica con un albero che avesse già la forma del tronco abbastanza “definita”, per poter iniziare a pensare come e dove costruire una ramificazione adeguata.

L’albero appena arrivato in giardino era come lo potete vedere nella prima foto.

Precedentemente era stato coltivato per lungo tempo da un vecchio bonsaista, ma in seguito ad un attacco fungino, aveva perso gran parte della ramificazione esistente. Fu quindi curato e riportato al massimo vigore possibile, per poter affrontare la nuova impostazione.

Dopo una stagione vegetativa nella quale mi limitai unicamente a osservare e conoscere le caratteristiche e le esigenze colturali di questa pianta, la portai al corso che stavo frequentando. Fu davvero interessante da tale lezione apprendere che per costruire una buona ramificazione, è molto importante fin dall’inizio analizzare le caratteristiche presenti della pianta e di conseguenza selezionare i germogli per costruire uno “scheletro” iniziale. Levammo quindi molti germogli tenendo unicamente gli essenziali. In seguito, attraverso l’uso della tecnica del filo, posizionai i rami dove prestabilito. Nella seconda e terza immagine è riportato questo step.

 

Per l’anno e mezzo seguente, mi dedicai a coltivare al meglio la pianta, facendo attenzione che il filo utilizzato per impostare la posizione dei rami, non li segnasse nel mentre ingrossavano. All’occorrenza lo tolsi totalmente e attraverso  qualche potatura, iniziai a limitare la crescita dei germogli non necessari per lo sviluppo della ramificazione.

A fine estate 2019, attraverso una seconda lavorazione, venne il momento di definire ulteriormente la ramificazione. Dalla precedente impostazione, la pianta aveva risposto bene alla coltivazione producendo germogli in grande quantità. Li selezionai e li posizionai con il filo. Sempre in tale occasione, innestai un ramo in una zona del tronco dove sfortunatamente non era nato alcun germoglio. Nella quarta foto è visibile tale passaggio.

Nello step successivo, nell’inverno 2021, rifinii ulteriormente la ramificazione attraverso potature mirate e un secondo avvolgimento dei germogli più sottili come visibile in:

In primavera di quest’anno (2022), attraverso la consueta “Festa di Primavera” organizzata dall’associazione, abbiamo riassaporato il piacere di trovarci tutti insieme per condividere l’evoluzione delle piante dei vari soci. Ho avuto modo  di portare anche il mio tasso per mostrare i progressi fatti in questi pochi anni che lo coltivo. E’ stata la prima volta che “sottoponevo” una mia pianta al gruppo di appassionati; non nascondo un pò di emozione. L’ultima foto ritrae il tasso in tale occasione.

Coltivandolo mi son reso conto che rispetto ad altre conifere, è davvero più semplice da coltivare. In tal senso, in termini di vigore e resistenza alle potature, sembra avere  caratteristiche molto più simili ad una caducifoglia rispetto ai fratelli pini.

Se mantenuta in forte vigore, reagisce egregiamente a potature importanti, producendo gemme arretrate in grande quantità. E’ una pianta che “mangia” abbastanza, di conseguenza cerco di stare attento alla costanza ed alla qualità della concimazione, sia in primavera che in autunno. D’estate durante i mesi più caldi, la proteggo sotto ad un ombreggiante del 50%. Così facendo ho osservato che il terreno riesce a rimanere adeguatamente umido per tutto l’arco della giornata, non risentendo alcunchè nell’apparato fogliare. Se in vigore è raramente attaccata da patogeni o malattie fungine.

 

 

 

 

 

 

STORIA DI UN FICUS MONSTER

di Antonella Zuccolo

Scheda del bonsai  FICUS ginseng    (per gli amici Ficus monster) di Antonella Zuccolo.  Scheda botanica: Si tratta di un  Ficus  Retusa ( o ficus microcarpa) che, per la somiglianza delle radici aeree simili a quelle del ginseng, viene ormai comunemente e commercialmente chiamato ficus ginseng.  In natura si tratta di un albero di grandi dimensioni originario delle foreste semitropicali dell’Asia e delle foreste pluviali. La coltivazione come bonsai è molto diffusa  per la sua adattabilità alla coltivazione in appartamento. E’ un albero sempreverde , tende quindi a svilupparsi per tutto l’arco dell’anno.

Tecniche di coltivazione. E’ una pianta che, vista la sua origine, ama l’umidità, quindi cerco di annaffiarla con regolarità ma con attenzione perché teme il ristagno d’acqua. L’attenzione dev’essere maggiore proprio nei periodi in cui è in casa perché il riscaldamento secca molto l’aria, la scarsa umidità fa soffrire la pianta e le foglie ingialliscono e cadono. Normalmente, quando a novembre  la porto in casa, per un certo periodo, tende comunque a  ingiallire e perdere alcune foglie. So che alcuni vaporizzano acqua sulle foglie, se il clima nell’appartamento è troppo secco, io non l’ho mai fatto.               Il ficus ama molto la luce, in estate lo tengo in pieno sole, in inverno lo posiziono in casa vicino alla finestra più luminosa. Teme le correnti d’aria e tollera temperature che non scendano sotto i 5 gradi. Nei vari rinvasi ho usato un miscuglio di lapillo e terriccio.  Lo concimo regolarmente tutto l’anno.                                                                                                                        Sopporta bene le potature e si riproduce facilmente per talea . Rinvaso e margotta vanno fatti in maggio/giugno  quando la pianta è in piena vegetazione.  Per ottenere nuove foglie di dimensioni più piccole si usa la tecnica della defogliazione che io ho praticato parzialmente solo quest’anno.  So che la pinzatura dei germogli nuovi  favorisce la costruzione di una bella ramificazione, ma nel mio ficus io non l’ho ancora fatta. Defogliazione e pinzatura sono tecniche che non ho ancora cominciato ad applicare perché per il momento gli obiettivi erano la costruzione del piede e la conicità del tronco. Storia del mio ficus Questa pianta mi è stata regalata nel giugno del 2015. Si presentava come uno dei classici ficus ginseng molto diffusi come “bonsai”  da appartamento. La strana forma del tronco mi lasciava perplessa e non riuscivo ad immaginare una possibile evoluzione   se non quella di coltivarla come una qualsiasi pianta da appartamento , dimenticando qualsiasi progetto bonsaistico. Non l’ho fotografata, ma il suo aspetto era molto simile alla foto n.1.      A dicembre l’ho presentata al maestro che mi ha suggerito un possibile  intervento per cominciare a progettare un futuro/futuribile bonsai. Progetto.                                                                                                                                       1 Obiettivo: eliminare  il più possibile la strozzatura nella parte alta del tronco, creare quindi conicità facendo ingrossare  il ramo  principale.

2 Obiettivo: eliminare le radici “zampe” e creare un piede accettabile praticando  una margotta .

Per raggiungere il primo obiettivo abbiamo iniziato con una potatura, lasciando pochi rami , lo abbiamo poi rinvasato, in un vaso da coltivazione più profondo con terra e lapillo mescolati,  in posizione inclinata (foto n.2). Per far ingrossare la parte superiore ed eliminare quindi la strozzatura,  dovevo lasciar ingrossare  il ramo principale fino   a raggiungere  un diametro corrispondente a circa 2/3 del tronco (foto n.3).  Non rimaneva che attendere con molta pazienza continuando a coltivare il ficus in modo molto attento: esposizione molto luminosa vicino ad una finestra esposta a sud- est nel periodo invernale, in pieno sole in estate, annaffiature regolari senza creare ristagno, concimature costanti e nelle dosi adatte alla grandezza del vaso.   Già un anno dopo era ben visibile l’ingrossamento del ramo principale. L’attesa è durata 5 anni. Nel frattempo non sono state fatte potature e la chioma aveva raggiunto dimensioni notevoli. A maggio 2020 il ramo principale aveva raggiunto il diametro giusto, divenendo parte del tronco con una conicità che eliminava l’originale strozzatura.                                                                                                                 Era arrivato il momento di intervenire con la margotta per eliminare le famose “zampe” e creare un piede accettabile. L’operazione è ben visibile nella foto n.4, il vaso stesso è stato inserito a sua volta in un vaso più grande  e soprattutto più alto per poter aggiungere terriccio fino a coprire per almeno 2cm la zona margottata. Ancora un po’ di pazienza , un anno di attesa (foto n.5).

A giugno 2021   abbiamo verificato il successo della margotta, erano spuntate tante nuove radici sottili. Si poteva finalmente procedere con il taglio della base dell’albero , con un’ importante potatura e con un nuovo rinvaso. L’aspetto era completamente cambiato, non si poteva quasi riconoscere il vecchio monster, si era formata la continuità tra la parte superiore del tronco  e la base dei rami principali  ( foto n.6). I due obiettivi erano stati raggiunti (foto n.7).

A  luglio 2022 è stata fatta una parziale defogliazione, ha lo scopo di stimolare la produzione di nuove foglie di dimensioni più piccole.     

 

 

 

 

S CO T A N O  

di Roberto Bassetto

Scheda botanica bonsai del Socio Roberto Bassetto: SCOTANO (Cotimus Coggygria - conosciuto anche come albero della nebbia). Arbusto o piccolo albero a foglia caduca con altezza massima di 4 metri. Possiede foglie rotondeggianti che in autunno assumono un colore rosso brillante. Coltivo questo albero in stile Bunjin. I primi 2 anni in ciotola di plastica, successivamente in vaso bonsai di dimensioni contenute, questo per avere una crescita controllata senza una eccessiva crescita vegetativa. Ho scelto questa essenza per il movimento del tronco molto elegante, la bellissima corteccia ed i magnifici colori autunnali. La coltivazione è abbastanza semplice per la mia esperienza, lo scotano è un albero che non soffre di attacchi di parassiti o funghi. Quest’albero invece è molto esigente a livello idrico soprattutto dalla fioritura in primavera e per tutto il periodo estivo, specialmente se i vasi di coltivazione sono di dimensione contenuta come nel mio albero.

Pregi: abbondante fioritura, corteccia a scaglie molto bella e stupendi colori autunnali.

Esposizione: In estate con ombreggiante al 50% mentre in inverno riparato in serra fredda, queste precauzioni le uso soprattutto per le dimensioni contenute del vaso.

Innaffiatura: Abbondante in primavera ed estate, soprattutto se i vasi sono di dimensioni contenute

Concimato con concime organico a lenta cessione in quantità moderata per una crescita della ramificazione più lenta e armoniosa senza eccessivi ingrossamenti dei rami. Terriccio: 70% Akadama 30% Pomice.

Dimensioni dell' albero: altezza 56 cm, larghezza 50 cm, diametro del tronco 4 cm alla base. Le dimensioni del vaso per un albero coltivato in stile Bunjin devono essere le più contenuti possibili. Nel mio caso vaso rotondo diametro interno 24 cm altezza interna 2,5 cm. Le foto che seguono mostrano l' evoluzione della pianta dal 2002 al 2017. 

 

 

STORIA DELL' albero dell' ambra

di Liviano Pezzuolo

Scheda botanica bonsai del Socio Liviano Pezzuolo: Liquidambar styraciflua. Albero dello Storace o albero dell'ambra (il liquido è una sostanza simile al miele che si estrae con incisioni della corteccia e viene usata nell'industria della cosmesi). E' una caducifoglia originaria del centro-nord America che in natura arriva oltre i 30 metri di altezza, ha foglie a 5 lobi che in Autunno si colorano di arancio-rosso, la fioritura avviene in primavera tra Aprile e Maggio, fiori maschili e femminili sono sulla stessa pianta, hanno forma di grappoli rivolti all'insù di colore giallognolo-verdastro, in Autunno maturano i frutti che hanno una forma rotonda e spinosa dove all'interno sono racchiusi i semi divisi per logge.

Questa che presento era una pianta all'interno del mio giardino, all'epoca il giardiniere aveva piantato troppe piante in poco spazio, dopo un pò di tempo dovetti eliminarne più di un terzo, erano i primi anni che mi cimentavo nella coltivazione di piante bonsai e secondo i più esperti non era un'essenza adatta per la dimensione delle foglie e anche per la ramificazione non compatta, a me non è importato, il tronco era movimentato e sinuoso! è così che inizia il nostro percorso.

E' una pianta che non mi ha mai creato particolari problemi, non è soggetta a malattie fungine o ad attacchi di parassiti vari, vuole una buona concimazione durante la fase vegetativa con misura maggiore nel periodo primaverile e inizio autunno con attenzione durante i periodi più caldi, abbondanti annaffiature aspettando che il terreno si asciughi tra una e l'altra.

La coltivo con normali substrati di lapillo o pomice, granulometria più grossa sul fondo del vaso e più sottile verso l'alto, la rinvaso quando l'acqua fatica a defluire e le radici hanno saturato il vaso, questo fa sì che il rinvaso apporti buone quantità di ossigeno alle radici e la pianta resti in salute.  E' una pianta rustica e molto forte, sopporta bene sia il caldo che il freddo, nel culmine dell'Inverno la posiziono in serra fredda non tanto per il freddo ma per preservare dall'umidità per più settimane del terreno perché se piove molto alcune radici (capillari) potrebbero marcire e questo fa si che poi la pianta a Primavera perda un pò di vigore, nei mesi più caldi e buona norma ombreggiare leggermente, consiglio vivamente di coprire con panno di stoffa possibilmente di colore bianco i vasi per il surriscaldarsi degli stessi ed evitare che si creino problemi gravi.

Non ho mai fatto interventi drastici a parte la capitozzatura iniziale di cui non dispongo di foto, ho usato pochissimo filo e qualche tirante per allineare l'apice, il resto potete vedere dalle foto.

E' stato un percorso lungo ormai più di vent'anni, sembra tutto molto semplice! in realtà lo è ma si deve avere delle buone basi di formazione, quelle che mi sono state trasmesse in questi anni dalla nostra associazione (del resto per costruire un grande palazzo ci vogliono delle grandi fondamenta) che ad oggi continua a farci progredire con interventi di grandi maestri e professori a tutti i livelli.

Le ultime foto risalgono a due anni fa, probabilmente la pianta sarà esposta alla prossima Sakka Ten di Napoli a Novembre 2022, ora avete anche la sua semplice storia.                                                                                                  

 

 

Ginepro Media Blaauw

di Liviano Pezzuolo

Scheda botanica bonsai del Socio Liviano Pezzuolo: Ginepro Media 'Blaauw' - conifera a portamento eretto che si adatta molto bene alla maggior parte dei climi, molto rustica con fogliame verde tendente all'azzurrino con crescita lenta che raggiunge un'altezza massima di circa 2 metri.
Storia del bonsai: agli inizi del mio percorso con il bonsai, la cosa più semplice era quella di copiare qualche pianta già improntata e con qualche anno di coltivazione che girava nella nostra associazione. Mi piacevano molto 2 ceppaie di ginepro nel giardino del nostro maestro, quindi dopo aver girato per qualche vivaio, trovai quello che poteva fare al mio caso! Dei vasi di ginepro media blaauw, ne scelsi alcuni di diverse dimensioni e forma con portamento prettamente eretto.
Alcuni li rinvasai con classica sistemazione dell' apparato radicale in un substrato di pomice e con alcuni supporti li resi perfettamente diritti, altri che avevano meno requisiti per il mio progetto, feci delle margotte.
L'anno seguente tagliai le nuove piantine che avevo margottato e le misi in piccoli vasetti sempre con pomice per far rinforzare l'apparato radicale. Finalmente in autunno con l'inizio dei nuovi corsi, portai il materiale che avevo preparato con cura, pensando di creare una ceppaia con 5/7 alberi, ahimè! il mio maestro non fu della stessa idea!! Le piante che avevo preparato
erano una ventina per poter avere più scelta, ma Edoardo volle usarle tutte e dare vita a questo boschetto. Un pò alla volta la composizione è maturata, prendendo una dimensione importante come importante è il lavoro che ogni 2 anni circa devo fare: pulizia e filatura dei rami.
Di facile coltivazione, può stare tranquillamente in pieno sole, ombreggiare leggermente da fine giugno a fine agosto, va annaffiata quando il terriccio risulta
asciutto, deve essere concimata abbondantemente nel periodo vegetativo con uso possibilmente di acidi umici ogni 15 giorni. Non presenta problemi parassitari a parte un pò di cocciniglia che é risolvibile con appropiato insetticida.
Grazie anche all'associazione, una gran bella soddisfazione!!

 

 

STORIA DI UN BONSAI DI OLMO - ULMUS MINOR (Olmo Campestre)

di Francesco Pizzolato

Il mio interesse per il mondo del Bonsai comincia nel lontano 1990.

Da un boschetto in campagna ho raccolto una pianta di olmo con l’idea di farne un bonsai.

L’ho messo a dimora in un vaso capiente per farlo attecchire con la speranza di costruire qualcosa di interessante:

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A inizio primavera del 1993 , visto il vigore della pianta, ho deciso di fare un bonsai nello stile a scopa rovesciata.

Il motivo di questa scelta è il fatto che l’olmo è un’essenza che tagliando il tronco (capitozzatura) vegeta oltre che dal pezzo di tronco rimasto, anche dallo spessore della corteccia.

L’ho tagliato a una altezza adeguata al mio progetto e sono rimasto in fiduciosa attesa:

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Nel mese di Aprile l’albero cominciò a vegetare generosamente e per quell’anno lo lasciai crescere liberamente dopo aver selezionato i rami adatti al progetto.

L’ho concimato e annaffiato regolarmente:

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Negli anni successivi ho fatto le dovute potature per la costruzione della chioma:

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Visto il buon risultato, ho deciso di fare la margotta al piede per migliorare il Nebari. L’esito di questo intervento è evidente nella foto:

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Così anno dopo anno, con il metodo lascia crescere e poi taglia, ha raggiunto un buon livello di maturità:

Autunno 2005 bonsai-di-olmo-francesco-copia_page15_image8

Primavera 2006bonsai-di-olmo-francesco-copia_page15_image9

Primavera 2007bonsai-di-olmo-francesco-copia_page15_image10

Primavera 2008bonsai-di-olmo-francesco-copia_page15_image9

Autunno 2008bonsai-di-olmo-francesco-copia_page15_image11

Marzo 2010bonsai-di-olmo-francesco-copia_page15_image13

In occasione del Congresso Europeo della NIPPON BONSAI SAKKA KYOOKAI EUROPE tenutasi a Padova nel Novembre 2010 questo albero è stato esposto al pubblico per la prima volta ricevendo commenti positivi. Da allora è migliorato parecchio sia nell’aspetto estetico che nella maturità.

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Autunno 2011bonsai-di-olmo-francesco-copia_page15_image14

Primavera 2012bonsai-di-olmo-francesco-copia_page15_image15

Crespi Cup 2012 bonsai-di-olmo-francesco-copia_page15_image17

Sakka Ten 2013bonsai-di-olmo-francesco-copia_page15_image16

Padova 2014 bonsai-di-olmo-francesco-copia_page15_image19

Copertina della rivista Svizzera “Bonsai Kunst” (2014)bonsai-di-olmo-francesco-copia_page15_image20

Roma 2014bonsai-di-olmo-francesco-copia_page15_image21

Sacile 2015bonsai-di-olmo-francesco-copia_page15_image23

Roma 2016bonsai-di-olmo-francesco-copia_page15_image22

Roma 2016bonsai-di-olmo-francesco-copia_page15_image24

TECNICA DI COLTIVAZIONE: Il terriccio che uso è un miscuglio di pomice e akadama in parti uguali, di granulometria 4 mm.

Ha bisogno di normali annaffiature.

In primavera lo concimo un paio di volte con concime organico a lenta cessione. In estate sospendo la concimazione, mentre in autunno riprendo con prodotti a base di fosforo e potassio per favorire la lignificazione e preparare l’albero per l’inverno.

A fine Aprile procedo con una sola potatura primaverile.

Per prevenire gli attacchi dei parassiti, a fine Maggio, eseguo dei trattamenti preventivi contro il ragnetto rosso e acari in genere.

L’olmo è un albero molto rustico e sopporta benissimo la coltivazione in vaso.

Da qualche anno i primi giorni di Luglio faccio una defogliazione parziale (tolgo le foglie esterne più grandi per permettere alla luce di penetrare all’interno e stimolare così le gemme latenti all’interno della chioma).

In questo modo in inverno posso potare i rametti più grossi e avere una ramificazione più fitta e sottile.

L’olmo allunga molto le radici per cui al massimo ogni due anni bisogna rinvasare accorciando drasticamente le radici più lunghe.

In estate ombreggio al 50% ed in inverno lo riparo in serra fredda.

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SCHEDA botanica bonsai di OLIVASTRO

di

Emanuela Pittarello

Scheda Botanica.

Pianta spontanea arborea, “OLEA EUROPAEA OLEASTER” selvatica, si differenzia dalla sottospecie OLEA EUROPAEA SATIVA (domestica), per la chioma molto più raccolta, rami spinescenti, foglie strette corte, frutto piccolo, cresce nei luoghi rupestri, nella macchia mediterranea, usato solo per innesto.

L’ olivo è una pianta centrale nella storia delle civiltà che si affacciano sul bacino del mediterraneo e di tutto l’ occidente. Molto longeva sempreverde resistente alla siccità, sensibile alle basse temperature, essendo eliofila ama il sole.

Storia del bonsai.

Io, come spazio verde ho un terrazzo sul tetto, esposto a sud, quindi molto soleggiato ed un’ acqua molto dura, e questa essenza era perfetta per queste condizioni.

Ho acquistato il prebonsai nel 2002 (foto 1) ed era un tronchetto capitozzato.

L’ ho lasciato crescere in pieno sole controllando la ramificazione con tiranti e filo, facendo attenzione che il filo non segni, perché la crescita è abbastanza rapida, accorciando d’ estate i nuovi ramoscelli e pinzando le foglie più grandi per stimolare la crescita di foglie più piccole ed eliminando i getti basali dal piede.

Annaffiature, quando la terra è asciutta, d’ estate anche due volte al giorno, quando sono in ferie va benissimo anche l’ impianto di irrigazione essendo il terreno molto drenante, d’ inverno due volte a settimana dipende dalle temperature.

Nel periodo più caldo metto un ombreggiante e d’ inverno se va sotto zero lo proteggo dentro un davanzale sempre esterno sotto un terrazzo.

Dopo diversi anni in vaso di coltivazione l’ ho rinvasato in un vaso bonsai color crema (foto 2), ho usato tutta akkadama e concimo con parsimonia.

Per me è stata una pianta molto gratificante ed ideale per la mia tipologia di ambiente, forte, resistente ai parassiti, crescita veloce facile da coltivare; di grande soddisfazione.

Adesso è in un vaso azzurro che mi piace molto (foto 3).

1

2

3

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SCHEDA botanica bonsai di KAKI

di

Nadia Lago

Scheda botanica del Kaki:  nome scientifico Diospyros kaki: è una pianta originaria della Cina poi diffusa in Corea, Giappone ed altri Paesi, introdotta in Italia alla fine del 1800. L'albero è di notevoli dimensioni e longevo; non è molto resistente al freddo, arriva a sopportare i -15°C, inoltre non sopporta le gelate tardive. La specie può essere ritenuta monoica in alcuni casi, dioica in altri e poligamo dioica in altri ancora, in quanto le diverse cultivar possono portare fiori femminili (pistilliferi), maschili (staminiferi) e completi (ermafroditi).

Il kaki fruttifica sui rami dell’anno e il suo frutto è una bacca.

Storia del bonsai
Ho scelto questa essenza perché da piccola, nell’orto di mio papà c’era un kaki che mi piaceva molto per la sua ramificazione e per i bei frutti arancioni in autunno.
Per farne un bonsai ho scelto la varietà selvatica e ho acquistato 3 piantine del diametro di una matita in un vivaio di alberi da frutto, me le hanno vendute come porta-innesto e non ne conosco la varietà.
Le ho piantate in piena terra nel 1992 per far ingrossare il tronco e ho cercato di potare anche i rami per non avere poi delle grosse cicatrici, ma non è facile controllare la crescita di una pianta in piena terra perché il vigore è davvero tanto. Le ho lasciate in terra per 10 anni circa e poi ho tentato di metterle in vaso.
Per compiere questo passaggio ho impiegato 2 anni, perché le radici si erano molto sviluppate, così ho preferito tagliare le più superficiali e coprirle con terriccio e pomice. Le piante non ne hanno risentito perché le radici profonde continuavano a lavorare, ma il vantaggio è stato che in quell’anno le grosse radici superficiali hanno emesso radici sottili nel terriccio “buono” con cui le avevo coperte e che tenevo regolarmente annaffiato.
L’anno successivo ho tagliato le radici profonde (è stato un vero lavoraccio e ho dovuto farmi aiutare da mio papà) e ho messo una pianta in una cassettina di plastica (di quelle della frutta) e le altre due in grossi vasi di plastica ( diametro circa 50 cm) tagliati per renderli meno profondi. Come terriccio ho usato pomice (circa 60%) e terriccio universale.
Le piante hanno reagito tutte bene e vegetato abbastanza vigorosamente. Durante questo primo anno le ho lasciate crescere senza potare nulla.
Quella che vedete qui è quella che mi piaceva di più per l’idea del kaki che avevo da bambina, per cui è stata quella che ho lavorato per prima, il tronco presenta grosse cicatrici e una parte di corteccia morta, dovute al taglio di alcuni grossi rami che si erano sviluppati durante la coltivazione in piena terra.
Nel 2005l’ho rinvasata nel primo vaso bonsai.

Tecnica di coltivazione

E’ una pianta vigorosa, che risponde bene alle potature purchè non siano troppo aggressive e accetta anche una parziale defogliazione; in genere la pratico un paio di volte durante l’estate, elimino le foglie più grandi a fine giugno per migliorare la ramificazione e poi di nuovo prima di andare in ferie per contenere l’evaporazione.
Se si interviene correttamente e con costanza il kaki è in grado di sviluppare una discreta ramificazione, sono riuscita ad arrivare al quarto ordine di rami. E’ importante ricordare che i frutti sono portati sui rami dell’anno.
Io la coltivo in pieno sole, sia in estate ( la ombreggio con una rete ombreggiante da fine giugno fino a metà agosto circa), sia in inverno, però se il termometro resta sotto lo zero per più di 2-3 giorni la porto in garage (perché non ho una serra fredda) per 1-2 giorni per far sgelare il terreno e per annaffiarla se necessario.
Durante l’estate ha bisogno di molta acqua perché le foglie sono numerose e relativamente grandi e quindi traspirano molto.
La concimo regolarmente e abbondantemente da metà marzo (aspetto che le foglie siano aperte) fino all’inizio di ottobre.
Non ho mai avuto problemi né per la fioritura (piccoli fiori insignificanti), né per la fruttificazione, però i frutti non rimangono molto a lungo sulla pianta e cadono già verso la fine di ottobre.
La rinvaso in media ogni 3 anni perché le radici crescono anch’esse vigorosamente; dopo il rinvaso sono sufficienti le normali cure.
Finalmente anche la corteccia è maturata e comincia ad essere vecchia.
2012 b dopo la potatura (FILEminimizer)2012 a prima della potatura (FILEminimizer) frutti (FILEminimizer)fiori (FILEminimizer)2015 2- rinvaso 2015 (FILEminimizer)2015 1- rinvaso 2015 (FILEminimizer)2012 rinvaso (FILEminimizer)28-10-2008 a (FILEminimizer)2012 c nuove gemme dopo la potatura (FILEminimizer)

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